GGCD #22 / agosto 2013

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Adventureland (Greg Mottola, USA 2009)

Mi capita spesso di partire dalla colonna sonora per arrivare a vedere un film. Velvet Underground, Rolling Stones, Replacements, Hüsker Dü, David Bowie, New York Dolls, Jesus&Mary Chain. Se poi ci metti che è ambientato negli anni 80, in un luna park di un paesino di provincia di una qualsiasi America, con due teenagers alla ricerca della felicità come protagonisti, è subito amore! Miglior battuta: “Ti ho fatto una cassetta. Le mie canzoni tristi preferite.” (foto*)

All American Boys / Breaking Away (Peter Yates, USA 1979)

Se l’hype riporta a galla certi gioiellini di più di 30 anni fa, ben venga! In questo caso la bici è la protagonista, insieme al mito (passeggero) dei ciclisti italiani visti da oltre oceano. Una corsa all’affermazione dei propri diritti per i “tagliapietre” VS una borghesia che va all’università senza pensieri. Ed è pieno di Cinzano ovunque.

Anna Karenina (Joe Wright, Uk 2012)

Dio quanto è insopportabile Keira Knightley. Mamma mia. Se non fosse per colpa sua, sarebbe un film dalle trovate geniali, almeno per la scenografia: un unico teatro che fa da sottofondo a tutte le scene, quinte che si aprono, pertugi, scale, campi sconfinati, stazioni dei treni, anfratti, sipari tirati, nevicate e balli aristocratici, tutto in un solo contenitore. E in più il male di vivere tipicamente russo.

La ragazza con l’orecchino di perla / Girl with a pearl earring (Peter Webber, Uk-Lussemburgo 2003)

Non credo ci fosse davvero bisogno di un film del genere. Se non per portare un pò di cultura sull’arte fiamminga tra coloro che si cibano solamente di film da botteghino con attoroni (Scarlett Johansson) e che magari credono che Vermeer sia il nome del nuovo nemico di un Ironman qualunque. Anyway, belli i colori pastello.

Lost in translation – L’amore tradotto / Lost in translation (Sofia Coppola, USA 2003)

Periodicamente arriva quel momento dell’anno in cui devi rivedere Lost in translation, senza un motivo, solo per nostalgia. Ed è subito lacrima.

Il Grande Gatsby / The Great Gatsby (Baz Luhrmann, Australia-USA 2013)

Se è vero che Leonardo di Caprio, nonostante quella sua espressione costante da ragazzino-invecchiato-con-le-rughe, fa un’ottima parte, il film si guarda volentieri, ma non lascia troppe tracce. Se non per quelle feste spettacolari che tutti vorremmo aver organizzato, o almeno avervi partecipato, almeno una volta nella vita.

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